Alessandro Ponzeletti: “Alla ricerca della memoria perduta”

“Sassari è la città delle occasioni perdute, ecco perché si trova in queste condizioni. Non è una critica per chi ha amministrato la città in tempi recenti. Mi riferisco piuttosto ai tempi in cui politici sassaresi, come i democristiani Antonio Segni e Francesco Cossiga, sono stati presidenti della Repubblica. E poi ai sassaresi che sono stati alla guida della Regione, da presidenti o da assessori. Lo dico perché amo la città in cui sono nato e soffro per lo scarso interesse che la classe politica gli ha riservato”.
Chi parla è Alessandro Ponzeletti, 43 anni, laurea in Lettere con indirizzo moderno, si è poi specializzato alla scuola di Studi Sardi di Cagliari nell’indirizzo artistico-archeologico. Dall’anno accademico 2020-2021 è docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Accademia “Mario Sironi” di Belle Arti con sede a Sassari.
Ponzeletti è un intellettuale versatile con una grande passione per gli studi della Sardegna e di Sassari in particolare.
Quando ha sentito questo forte interesse?
Ero ancora un bambino. In casa c’erano dei volumi di Enrico Costa. Io non sapevo ancora leggere ma mi piaceva sfogliarli e guardare le fotografie dedicate alla città. Oggi non c’è angolo, strada o monumento di Sassari di cui io non sappia tutto. E consultando spesso Fb ho capito che l’interesse dei sassaresi per la storia della loro città è molto forte. Si sono formati anche gruppi di appassionati che si scambiano notizie, talvolta anche inedite.
Interesse per la città ma anche per gli imprenditori che hanno gestito attività industriali entrate a far parte della storia economica di Sassari.
Non solo di Sassari. Nel 2012 ho collaborato alla stesura del 1° volume del Dizionario sulle figure imprenditoriali della Sardegna dei secoli XIX e XX. Mi venne affidato l’incarico di fare ricerche su Agostino e Francesco Ardisson, imprenditori dell’olio. Erano di origine ligure e in Liguria vivevano. Il marchese Quesada viveva a Sassari ed era un ricchissimo possidente. I suoi beni andavano dalla proprietà di edifici, molti dei quali di gran pregio, a un numero incredibile di campagne ricche di oliveti. A Sassari non c’erano ancora imprenditori che potessero trattare le olive, produrre e commercializzare l’olio. Per questo, raccogliendo la segnalazione di un amico, il marchese Quesada contattò i due fratelli Ardisson e gli propose di trasferirsi a Sassari per mettere su un moderno frantoio in grado di produrre grossi quantitativi di olio. Fu una scelta felice. Nel secolo scorso, in via San Paolo, era ancora attivo il frantoio di Gianni Ardisson e alla sua morte alcuni figli hanno seguito l’attività paterna.
Nel 2014 l’Editore Carlo Delfino le ha affidato l’incarico di scrivere un libro sulla storia della spiaggia di Platamona.
Si, da quel lavoro di ricerca e documentazione è nato il volume intitolato “Platamona 1951-2014 – Nascita e declino”, che raccoglie anche i testi della mostra fotografica allestita, tra il marzo e l’aprile del 2014, nel Palazzo della Frumentaria. Platamona, per me, è una di quelle occasioni perdute di cui ho parlato all’inizio della nostra chiacchierata. Diciotto chilometri di spiaggia in buona parte ricadente nel Comune di Sorso. Sassari aveva, e ha, competenza su un territorio di dimensioni ridotte che comprende la metà della rotonda centrale e arriva fino a Punta Bianca al confine con Porto Torres. A differenza di Sorso e Sassari, il comune turritano non dispone di un arenile ma solo di alcune spiaggette. Tutto il resto è roccioso.
Questa suddivisione di competenze ha spinto i tre Comuni a tentare di trovare un accordo per una gestione consortile della spiaggia e mettere le basi per una valorizzazione a fini turistici dell’intero litorale. Un progetto rimasto però sulla carta. Quello che è stato fatto si deve alla collaborazione tra il sindaco di Sassari, Oreste Pieroni, l’imprenditore dei trasporti, il commendator Sebastiano Pani, il sindaco di Sorso, nonché parlamentare socialdemocratico, Salvatore Cottoni. Era il 1949, A Cottoni si deve la realizzazione della litoranea Platamona-Sorso dotata di numerose discese al mare per rendere più agevole l’accesso alla spiaggia. Nel 1951 Platamona venne inaugurata ufficialmente.
Pani = Lido Iride, naturalmente.
Pani aveva ottenuto dal Demanio la concessione della licenza per realizzare un lido dotato di tutti i servizi, compresi quelli sportivi con campi da tennis e di basket, diverse decine di cabine-spogliatoio, una piscina per bambini. Il Lido Iride però ricadeva in territorio di Sorso. Divenne un punto di riferimento per tanti amanti di Platamona. Poi il bel sogno si spense. Il Demanio propose al commendator Pani il rinnovo del contratto con condizioni che l’imprenditore ritenne troppo onerose. Dopo un lungo contenzioso Pani decise di abbandonare la sua creatura che di recente è stata abbattuta.
Il declino è cominciato
E’ così. I due decenni dorati di Platamona sono stati il Cinquanta e il Sessanta, poi, a partire dalle seconda metà degli anni Settanta, il lento declino che ebbe come punto di accelerazione l’abbattimento dei casotti, nel 1983. C’era poco di regolare in quelle costruzioni, è vero, ma la demolizione senza una successiva, accurata bonifica dei luoghi, non è stata certo una scelta felice.
Torniamo ai personaggi sui quali ha studiato. Due su tutti.
Per esempio il commerciante di abbigliamento Giuseppe Tomè e l’ingegnere ferroviario Diego Murgia. Il primo era figlio di Angelo, nativo di San Vito al Tagliamento. Si trasferì a Sassari alla fine dell’800 portando un elemento innovativo nella sua attività commerciale: gli abiti già fatti. I locali della sua azienda, un emporio in realtà, alla cui guida subentrò il figlio Giuseppe, si trovavano tra Via Luzzatti e Piazza Azuni. Ancora oggi la destinazione di quei locali è l’abbigliamento. All’altro lato della piazza c’era la gioielleria di Quirico Ademaro Rossetti. I due divennero presto molto amici. Quando Giuseppe Tomè morì lasciò un atto testamentario con il quale formalizzava la cessione di numero edifici al Comune, tra i quali Villa Giuseppina, edificio di pregio che si trova all’Eba Ciara e versa in totale degrado. Al Comune andarono anche i gioielli della famiglia Tomè che quando Giuseppe era in vita affidò a Rossetti perché li custodisse evitando così il rischio di liti ereditarie. Anche Rossetti era un benefattore. La sua ricca collezione di quadri è ospitata oggi nella Pinacoteca comunale di Piazza Santa Caterina.
Il secondo personaggio citato, come Tomè, nel Dizionario delle figure imprenditoriali della Sardegna nei secoli XIX e XX, è l’ingegnere ferroviario Diego Murgia. Si deve a lui il progetto della linea Sorso-Sassari-Tempio-Palau su cui ancora oggi è attivo un trenino verde. Sposò Maria Annunziata Vivanet e si dedicò alla politica come parlamentare liberale.
La coppia viveva a Roma ma spesso era in Sardegna. Tra le loro proprietà immobiliari c’era un grande immobile posto sulla collina di S’Aspru, in Comune di Siligo. Diego Murgia intendeva utilizzarlo per ospitare bambini orfani e fare formazione professionale. Il progetto non andò avanti e la casa di S’Aspru passò, non è chiaro perché, alla Curia di Ozieri. Solo in un secondo tempo venne ceduta alla Curia di Sassari, guidata dall’arcivescovo Paolo Carta, che utilizzava la casa Vivanet come colonia estiva per i bambini. Negli anni ottanta fu lui ad accogliere la richiesta del padre francescano Salvatore Morittu di averla per realizzarvi la prima comunità per tossicodipendenti della provincia di Sassari.
Ancora oggi S’Aspru è lì, sulla collina della speranza, perfettamente ristrutturata dai ragazzi con l’aiuto economico e materiale di numerosi volontari da sempre vicini alla Comunità.
Gibi Puggioni
3 Replies to “Alessandro Ponzeletti: “Alla ricerca della memoria perduta””
Condivido ogni parola!
Bel pezzo, complimenti al “titolare” del sito: Dott GB Puggioni, ed all’intervistato illustre Prof. Alessandro Ponzeletti. Riflessioni ed informazioni sicuramente interessanti. In attesa delle prossime pubblicazioni invio un saluto cordiale.
Tanti auguri Alessandro, ti auguro una bella carriera nel mondo dell’arte. Complimenti aGibipuggioni per l’articolo che mette in risalto l’analisi fatta da Alessandro sulle peculiarità della città di Sassari .