“Canto rituale”, selezione di poesie di Maria Carta tradotte in spagnolo. A maggio sarà presentato alla Fiera del libro di Madrid

“Canto rituale”, selezione di poesie di Maria Carta tradotte in spagnolo. A maggio sarà presentato alla Fiera del libro di Madrid

Alessandra Sanna, traduttrice “Canto rituale” (Foto: Luca Foddai)

“Da bambina mi alzavo sempre prima dell’alba. Sentivo qualcuno vicino al camino che muoveva la cenere. Ma non c’era nessuno. Uscivo con la cesta dei panni in testa, facevo il viottolo a piedi per andare al fiume, ai lastroni di pietra. Nel buio sentivo echi di passi. Erano loro. Le ombre mi accompagnavano dal mondo passato”. E’ l’incipit di una delle poesie più belle scritte da Maria Carta, intitolata Ombre, inserita nel libro “Canto rituale”.

Di Maria Carta cantante si sa tutto, abbastanza su altre sue passioni, il teatro e il cinema, svolte principalmente dopo il suo trasferimento a Roma. Della sua passione per la poesia invece si sa poco nonostante la amasse e volesse dedicarle più tempo. Nei giorni scorsi nella Biblioteca Universitaria di Sassari è stato presentato il volume “Canto rituale”, una selezione delle poesie di Maria Carta tradotte in lingua spagnola da Alessandra Sanna, sarda, docente di Lingua e Letteratura italiana all’Università di Granada nonché nipote della cantante.

Sono poesie scritte dall’artista nel 1975, pubblicate per la casa editrice romana Coines, ripubblicate nel 2006 nell’ambito di un’iniziativa che ha visto coinvolte la Fondazione Maria Carta e l’Editoriale La Nuova Sardegna.

Lo scorso anno, Alessandra Sanna ha voluto intraprendere un percorso di selezione e traduzione in lingua castigliana di ventuno componimenti e un inedito certamente i più significativi della produzione di Maria Carta. La raccolta è stata pubblicata da Valparaiso, importante casa editrice spagnola specializzata nel settore della poesia, e attiva anche in Sud America

L’intento dell’autrice del lavoro, incontrata nel 2019 dal Presidente Leonardo Marras durante un evento tenuto a Granada nel Dipartimento di Filologia romanica per ricordare la figura di Maria Carta, era quello di dedicare spazio al poco esplorato versante poetico di Maria Carta. Obiettivo fortemente condiviso dal presidente della Fondazione, Leonardo Marras. E’ stato questo incontro il primo passo verso il difficile lavoro di traduzione del “Canto rituale” dall’italiano al castigliano al quale Alessandra Sanna si è dedicata con passione e competenza. L’abbiamo sentita.

Si dice che lei abbia voluto tradurre in castigliano le poesie di Maria Carta anche per una curiosità professionale. E’ vero?

Verissimo. In particolare volevo misurarmi con la lingua spagnola per saggiarne la duttilità e musicalità nell’accostamento alla lingua sarda. Sono due lingue che derivano dal Latino ma sono molto differenti.

Un esempio?

Nella mia ricerca mi sono trovata di fronte a moltissime parole in castigliano che, alla prima lettura, somigliavano a parole di uso comune in Sardegna. Somigliavano nel suono ma avevano un significato differente. Questo ha reso più difficile il lavoro. Ricordo che con la Fondazione avevamo promosso a Granada un seminario su Maria Carta coinvolgendo studenti italiani, in Spagna con l’Erasmus, e una classe di studenti spagnoli. Un giorno uno dei ragazzi mi dice: “Ho consultato anche la Treccani ma la parola “Carabinieri”, contenuta in una delle opere, non si trova”. Aveva ragione, in spagnolo non c’è traccia dei “Carabinieri”. Ho dovuto ricercare tutte le parole che in castigliano avessero un significato simile. Ho trovato solo “Guardia civil”, che non ha nulla a che vedere con l’Arma. Alla fine sono stata costretta a usarne una generica come “Guardie”.

Ancora, prendiamo la parola “chiave”. In sardo è “giae” o “sa giae”, in spagnolo “llave“ (pron.yabe). Questo è un esempio di somiglianza tra le due lingue ma è pur sempre un’eccezione.

Entriamo nel cuore della poesia di Maria Carta che lei amava al punto da definirla “l’anima è poesia della terra mia”. Lei come la definirebbe?

La definirei una poesia universale, resistente al tempo. Anche se racconta di una società che non c’è più. L’eredità di quelle tradizioni che Maria Carta descrive sono in noi, siamo la rappresentazione di quello che siamo stati. Senza le nostre radici siamo nessuno. Se non conosciamo il nostro passato non possiamo neppure pensare a quello che ci aspetta nel futuro. Ci sono anche poesie in cui Maria Carta racconta le ombre che percepiva vicine quando andava al fiume o quando stava vicino al camino e gli sembrava che qualcuno smuovesse la cenere.

Queste paure ritornano in diverse poesie, in una in particolare, Ombre (Umbras). Così come sono presenti l’amore o, viceversa, i muri che separavano le classi più povere dalla borghesia dell’epoca impedendo che il sogno di due innamorati si realizzasse. In “Canto rituale” comunque la parola speranza è sempre presente. Il risultato è una poesia che ci addentra nei meandri di immagini potenti che svegliano emozioni profonde per cui, a volte, è inevitabile non identificarsi o empatizzare con i personaggi».

PROGETTI FONDAZIONE

Chiuso questo capitolo la Fondazione ne aprirà presto un altro. Dal 27 al 31 maggio sarà presente alla 40° Fiera del libro di Madrid, ospite dello stand della casa editrice Valparaiso, per presentare al mercato spagnolo l’edizione di “Canto rituale” in lingua spagnola.

L’appuntamento più importante, dell’anno sarà come sempre la 21ma edizione del Premio Maria Carta, che si terrà a Siligo, paese natale dell’artista, il 3 settembre prossimo. Il Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione ha già scelto i vincitori per il 2023. Saranno Teresa De Sio, cantautrice napoletana legata alla tradizione popolare partenopea, e non solo, sin dai suoi esordi a metà anni Settanta con il gruppo Musicanova di Eugenio Bennato.

Il Coro Femminile Eufonia di Gavoi (Premio Maria Carta), una delle più apprezzate e innovative formazioni polivocali della nostra regione. Diretto dalla sua nascita dal maestro Mauro Lisei, festeggia i 25 anni di attività.

Non poteva mancare un riconoscimento per un circolo dei sardi visto che il Premio Maria Carta punta a valorizzare l’attività degli emigrati in Italia e nel mondo per la promozione della Sardegna e della sua cultura. Sarà il Circolo “Su Nuraghe” di Alessandria a ricevere il riconoscimento. Da anni è tra i più attivi circoli in Piemonte, con una ricca serie di manifestazioni per promuovere il patrimonio culturale e anche l’enogastronomia dell’Isola.

Per il mondo economico e imprenditoriale isolano, il Premio andrà invece al Gruppo Isa, un’eccellenza tutta sarda nel campo della grande distribuzione, nata 40 anni fa dall’intuizione del villacidrese Giovanni Muscas.

Gibi Puggioni

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *